Di Ersinija Galin e avv. Sara Motzo
Il gattino davanti alla torta di compleanno. Il bambino travestito da folletto. La foto di una spiaggia tropicale. La cura miracolosa contro il covid. Le borseggiatrici sulla metro. Sono centinaia i post che troviamo sui social e che nella fretta di condividere non analizziamo bene, ma soprattutto non pensiamo alle implicazioni anche legali che un nostro commento affrettato o una nostra condivisione potrebbero generare.
Durante il corso per “Cronisti di Quartiere” organizzato dal 31 marzo al 12 maggio 2023 presso il Selinunte Stadium di piazza Selinunte a Milano da Le Compagnie Malviste con il contributo dei collaboratori de Il Diciotto, una delle lezioni era basata sul Codice Deontologico: il testo Unico dei Doveri del Giornalista del 2016 che consta in 16 articoli suddivisi in V titoli più una norma transitoria.
Un utile strumento non solo per chi si vuole affacciare alla professione di cronista ma anche per tutti coloro che twittano e postano e condividono, ovvero forniscono le cosiddette “Informazioni”. Ma fino a che punto queste informazioni sono corrette e quando invece si tratta di fake news? Pochi sanno che alcune condivisioni selvagge possono portare anche a sanzioni civili. E una volta pubblicate le notizie sul web è difficile cancellarle o fermarle. Abbiamo riassunto qui alcune delle regole più importanti.
Innanzitutto, è importante verificare la Fonte. Come si analizza una fonte? Si può verificare il link o il profilo di chi ha pubblicato la notizia. Se è possibile è meglio controllare di persona e comunque affidarsi a link ufficiali e autorevoli. In ultimo si dovrebbe controllare la data dell’avvenuta pubblicazione su internet. Si potrebbero fare scoperte sorprendenti su quanti fatti accaduti parecchi anni prima vengono riproposti in un contesto attuale solo allo scopo di scatenare migliaia di Like e una condivisione selvaggia.
Il secondo punto importante da verificare è il Diritto d’Autore. Ovvero la proprietà dell’immagine o del testo. Spesso si pensa che la foto, l’immagine e/o il testo tanto sono su internet e quindi sono a disposizione di tutti e si possono condividere. Invece non è così. Come ci spiega Sara Motzo:
“Il diritto d’autore è l’istituto giuridico che tutela le opere creative dell’ingegno. In particolare tutela il diritto morale ovvero il diritto di essere riconosciuto autore dell’opera e il diritti patrimoniali quindi tutte le forme di sfruttamento economico dell’opera quale la riproduzione e/o la modifica. Quindi per poter riprodurre e riutilizzare una foto e/o un testo è necessario essere titolare dei relativi diritti patrimoniali sull’opera ovvero avere il consenso del suo titolare (l’autore dell’opera o altro soggetto)”.
Per ciò che riguarda le immagini di violenza Il Testo Unico prevede che il giornalista non utilizzi immagini ed espressioni violente o aggressive; eviti di favorire atteggiamenti che possano provocare incidenti, atti di violenza o violazioni di leggi e regolamenti da parte del pubblico o dei tifosi. Non solo il giornalista, ma anche il singolo utente dei social dovrebbe mantenere questo atteggiamento e non scatenarsi come una furia nell’insultare, giudicare o minacciare.
Per ciò che riguarda i minori i giornalisti si affidano alle indicazioni contenute ne La Carta di Treviso. Riassumendo i temi principali contenuti nei dieci articoli: troviamo che i minori non devono essere identificabili sia se commettono atti di violenza sia che se ne siano essi stessi vittime. Al contrario anche nel caso di eventi che diano positivo risalto al minorenne, possono essere diffuse generalità, immagini, filmati e interviste, sempre che non venga turbato il suo equilibrio psico-fisico e che non vi sia la manifesta opposizione di chi esercita la responsabilità genitoriale. Vanno in ogni caso evitati fenomeni di sovraesposizione, spettacolarizzazione e strumentalizzazione. E come spiega Sara Motzo:
“Difatti, tra i principi esposti della Carta di Treviso si legge che “vanno evitate le forme di sovraesposizione mediatica dei minorenni e non va assecondato né sfruttato il loro desiderio di protagonismo o di visibilità attraverso qualsiasi mezzo d’informazione”. “Il giornalista ha inoltre la responsabilità di valutare se l’esposizione attraverso i media produce conseguenze negative nei suoi confronti, a prescindere dal consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale” (art 5 della Carta).
E finirei con una frase del giornalista Gianni Minà da poco scomparso: “Il giornalista deve raccontare i fatti. Non deve GIUDICARE. Giudicare è compito dei giudici.”
Una buona pratica del vivere quotidiano sui social, da applicare da parte di tutti, non solo dai cronisti.
Il Corso Cronisti di quartiere è una delle azioni previste nel bando “San Siro sotto le luci della ribalta” promosso dall’assessorato Welfare e Salute del Comune di Milano.