Sabato 10 aprile, le riprese per un videoclip del rapper Neima Ezza in zona San Siro sono culminate in una sassaiola contro le forze dell’ordine.
Sassaiola a San Siro: i fatti
E’ successo nel quadrilatero popolare di San Siro, i quali residenti hanno segnalato l’assembramento di un nutrito gruppo di ragazzi tra i 16 e i 20 anni.
All’arrivo delle camionette, l’iniziale fuga dei giovani si è trasformata in un lancio di oggetti verso gli agenti. In tutto questo, i ragazzi urlavano frasi come “via dal nostro quartiere!” o “questa è la nostra zona!”.
Qualcuno pensa che le “buone maniere”, come politiche d’integrazione, negli anni non siano servite per gestire questi contesti. I ragazzi in questione, infatti, vengono identificati superficialmente come individui allo sbando e senza speranza, talvolta associati persino alla delinquenza di quartiere (e non solo).
Un grido di aiuto delle periferie
Osservando con più attenzione, però, si vede chiaramente una comunità che trasforma degli urgenti bisogni inascoltati in rabbia.
Rabbia contro un’amministrazione che – evidentemente – presta poca attenzione alle problematiche delle periferie.
Tale astio si è visto in questo episodio molto grave contro la polizia, ma si nota anche guardando l’occupazione abusiva delle case popolari nell’area di San Siro, le quali non hanno un sistema efficace di controllo sugli inquilini.
Una sola è, a questo punto, la domanda che sorge spontanea: è stato fatto abbastanza per supportare gli abitanti di questo e di molti altri quartieri periferici?
San Siro: i bisogni della zona
L’episodio in questione è un furioso e amplificato grido d’aiuto da parte di un quartiere che si sente abbandonato dalla propria città, le quali condizioni difficili sono state accentuate e aggravate dall’emergenza sanitaria.
Si tratta di persone che, in assenza di politiche di controllo, integrazione (quella vera) e sostentamento nel proprio territorio, hanno finito per istituire una propria autorità, che tutelano anche con la forza.
Persone che spesso finiscono tra le mani di chi si approfitta del malcontento aggressivo per istituire dei circuiti di criminalità, come lo spaccio di droga, molto frequente in zone periferiche proprio per i mancati controlli.
Un aiuto concreto alla comunità: in che modo?
Come agire, dunque, per aiutare concretamente delle comunità che manifestano la propria frustrazione con episodi come la sassaiola di San Siro?
Servono maggiori controlli in zone fragili come le periferie, sia a livello di quartiere sia a livello di immobili. Inoltre, occorrono solide politiche d’integrazione, che spazino dal lavoro alla scuola, alla cultura allo sport.
Sono tante le associazioni territoriali che organizzano da tempo queste iniziative, ma sarebbe importante che le amministrazioni comunali iniziassero a lavorare a progetti in collaborazione con enti nazionali e internazionali rivolti ai soggetti e alle comunità più fragili, in modo da inserirli in percorsi patrocinati e monitorati che ne garantiscano l’integrazione e il sostentamento.
Le periferie non dovrebbero sentirsi abbandonate dall’amministrazione, bensì parte significativa, attiva e orgogliosa di una città internazionale come Milano.
Valentina Geminiani